Giro di Romandia 2020, la disputa della corsa non è in discussione: “Che i tifosi restino sereni”
Il Giro di Romandia 2020 al momento non è in discussione. Gli organizzatori della corsa elvetica, in calendario dal 28 aprile al 3 maggio, devono fare i conti, così come tanti altri appuntamenti del calendario World Tour, con l’allerta Coronavirus. Sono proprio i “motori” della competizione a fugare i dubbi che si erano affollati intorno allo svolgimento della breve corsa a tappe sulle strade svizzere. Al di là delle Alpi, infatti, sono stati presi dei provvedimenti molto restrittivi per contrastare la diffusione del virus, provvedimenti che però non sembrano interessare il Giro di Romandia.
“Le città, i partner, i volontari e i tifosi possano rimanere sereni – la nota diffusa dagli organizzatori – L’organizzazione e la disputa del Giro di Romandia non sono in discussione in questa fase dell’allerta Coronavirus. Come per le gare italiane, Strade Bianche, Tirreno-Adriatico o Milano-Sanremo, il cui svolgimento è stato confermato, il TdR 2020 dovrebbe essere disputato normalmente, considerate le precauzioni che rimarranno in vigore”.
Nelle ore precedenti Chassot Concept SA, la società che allestisce la corsa romanda, aveva adottato misure interne preoccupanti, ovvero il licenziamento preventivo dei suoi dipendenti: “Abbiamo preso accordi con loro per evitare di essere penalizzati, nell’improbabile eventualità di una futura cancellazione dell’evento. I dipendenti saranno automaticamente reimpiegati una volta che la possibilità della cancellazione sarà del tutto scartata. Comunque, le corse ciclistiche non rientrano nella categoria degli eventi sportivi che si svolgono in spazi ristretti, come gli stadi. E anche se le zone di partenza e arrivo possono riunire diverse migliaia di spettatori, questi sono distribuiti su più spazi”.
Quindi, “il team di Chassot Concept è unito, motivato e impegnato nel Giro di Romandia – sottolinea il capo dell’organizzazione Richard Chassot – L’unica cosa che potrebbe fermare l’edizione 2020 della corsa sarebbe un divieto di organizzazione dettato dalle autorità o che il gruppo di ciclisti professionisti venga colpito in maniera massiccia dal virus. Ma speriamo che, da qui a un paio di mesi, la situazione possa essere sotto controllo”.
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